mercoledì 3 novembre 2010

2010: Anno internazionale della Biodiversità.

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha deciso di porre all’attenzione del mondo intero la questione dell’inesorabile impoverimento ambientale del pianeta a seguito della distruzione di habitat e degli ecosistemi. Per questo il 2010 è stato proclamato Anno internazionale della Biodiveristà.
Attraverso la “Convenzione sulla diversità biologica”, entrata in vigore il 29 dicembre 1993, la comunità internazionale, ha messo al centro della sua politica ambientale, tre obbiettivi principali:
1) conservare la diversità biologica;
2) garantirne l'uso sostenibile;
3) dividere in modo equo i benefici che ne derivano in modo giusto ed equilibrato.
Biodiversità è il termine che indica tutte le forme di vita sul pianeta Terra.
Essa è il risultato di un processo evolutivo che dura da milioni di anni ed è una garanzia di stabilità e indica il valore ecologico di un ambiente, includendo le diverse specie di piante, di animali e di microrganismi, ma anche le differenze genetiche all’interno delle stesse specie (es: pianta e frutto del melo selvatico e pianta e frutto del melo coltivato).
Purtroppo, dalla scoperta dell’agricoltura, passando per la rivoluzione industriale e arrivando ai nostri giorni, c’è stato un continuo rimodellato del paesaggio ed una frenetica ricerca genetica su animali e piante, al fine di migliorarne la produttività, senza tenere conto dei risultati negativi di queste azioni sulla diversità biologica
Infatti, la notevole frammentazione dei diversi ecosistemi presenti sul nostro pianeta, nonché il loro continuo degrado, rappresentano una grave minaccia per l’equilibrio naturale della Terra e per la vita di tutti gli esseri viventi, causando la diminuzione e/o la scomparsa di particolari ecosistemi, con la conseguente estinzione, irrimediabile, di migliaia di specie animali e vegetali.
Pertanto, la diversità biologica deve essere difesa perché è il pilastro della civiltà.
Per questi motivi, nell’aprile 2002, i paesi firmatari della Convenzione, hanno deciso entro il 2010 “una riduzione significativa dell’attuale ritmo di impoverimento della biodiversità a livello mondiale, regionale e nazionale col fine di contribuire all’attenuazione della povertà e al profitto di tutte le forme di vita sulla Terra”. Un “patto” inserito nel 2007, durante il Summit Mondiale per lo Sviluppo Durevole delle Nazioni Unite (tenutosi a Rio de Janeiro) tra gli obiettivi dello sviluppo del Millennio.
Quindi, nel vertice più importante dell’ultimo decennio per la difesa della ricchezza di vita sulla terra, che si terrà quets’anno a Nagoya, in Giappone, l’Assemblea delle Nazioni Unite dovrà concordare nuovi obiettivi per contrastare la perdita di biodiversità, ma anche impostare i meccanismi che consentano di finanziare le azioni per raggiungere tali obiettivi.
Tuttavia, non bisogna dimenticare che il termine Biodiversità, racchiude non solo le specie della sfera naturale (selvaggia), ma anche la sfera che comprende tutte quelle specie che vengono coltivate ed allevate per il sostentamento degli esseri umani (es: il nespolo comune o il maiale nero casertano, ecc.).
Infatti, nonostante il nostro modo di vivere sia molto cambiato col passare del tempo, è possibile osservare come la nostra alimentazione sia totalmente condizionata dal commercio degli alimenti piuttosto che dalle stagioni o dalla natura.
In tal senso, è richiesta un’ampia sinergia, dai vertici amministrativi al sistema produttivo agrario, affinché venga messo in pratica un progetto che punti alla salvaguardia della diversità biologica sia agraria che ambientale, nell’ottica della sostenibilità.
Quindi, basandoci sulle dichiarazioni di Daisetz Teitaro Suzuki : “Il problema della natura è il problema della vita umana, è assolutamente necessario un cambiamento delle modalità produttive verso la qualità, la sicurezza, la sostenibilità e la tutela della biodiversità, che comprende i vari livelli produttivi. Nonché, creare una “sistema” di soggetti attivi, atti a sensibilizzare e stimolare gli il mondo imprenditoriale, Enti Pubblici e la società civile ad impegnarsi a livello globale e locale affinché gli obiettivi previsti dall'Assemblea siano portati a compimento e che lo stato dell’ambiente non risulti ulteriormente compromesso, nella speranza che il tempo perduto non risulti incolmabile.